Finanza, marketing, e-commerce: la pandemia ha obbligato le aziende a digitalizzarsi. E la spinta continua

Anche gli imprenditori che non avevano messo in conto piani di sviluppo digitale si sono trovati a fare i conti con la necessità dell’emergenza sanitaria

MILANO – Servizi finanziari, strumenti di video-conferenze, marketing online e piattaforme di vendita sul canale dell’e-commerce. Sono queste le principali voci di digitalizzazione che le imprese hanno sviluppato durante l’emergenza sanitaria, quando è partita un’ondata “necessaria” di adeguamenti alle nuove tecnologie che si sta dimostrando forte anche in questa lunga conda pandemica.

Si tratta, a ben vedere, di canali di salvataggio: gli imprenditori hanno cercato metodi innovativi (necesariamente digitali viste le restrizioni) per restare in contatto con i clienti e continuare a distribuire loro i propri servizi/prodotti. Resta da capire quanto radicale sia questa trasformazione, quanto la digitalizzazione entri proprio nei processi di gestione e produzione delle organizzazioni. Ma è pur sempre un inizio, quello che emerge dal sondaggio che Qonto – servizio finanziario digitale per imprese e professionisti – ha svolto per tastare il grado di digitalizzazione delle imprese. Un inizio che per di più ha smosso anche chi non aveva minimamente intenzione di farlo.

Giocoforza le aziende sentite hanno dovuto dedicare importanti fette di budget all’adozione e implementazione di nuovi strumenti digitali: oltre il 40% delle imprese ha destinato a questo più del 10% del proprio bilancio, la metà di queste ultime vi ha addirittura investito una quota superiore al 30%. Nell 44% dei casi si è riconosciuto di avere vissuto una accelerazione, durante l’ultimo anno, del processo di digitalizzazione che nel 25% dei casi non era stata prevista, non avendo contemplato in alcun modo l’adozione di nuovi strumenti digitali.

Eppure la vulgata che vuole le nostre Pmi poco propense al digitale sembra trovare evidenze contrarie nel sondaggio dell’istituto di pagamento, secondo il quale la stragrande maggioranza del panel intervistato dice di ricorrere da sempre (78% dei casi) a strumenti e servizi digitali, o ne utilizza numerosi, contro il 5% degli intervistati che dichiara di non farne uso, definendo la propria impresa al momento scarsamente digitalizzata. Non sorprende che il settore informatico e delle Tlc sia quello con la più alta maturità digitale, seguito dai servizi professionali e alle imprese. Edilizia, immobiliare e ristorazione sono invece al palo. Così come è prevedibile che siano le aziende più giovani (per costituzione, non per età dei loro imprenditori) a mostrare una maggior propensione allo sviluppo digitale.

Come detto, anche dal sondaggio di Qonto emerge che il trend non si è esaurito con la fine dell’anno e, anzi, complice la situazione sanitaria ancora incerta, si conferma anche per l’anno in corso: il 70% del campione intervistato prevede infatti un ulteriore e maggiore sviluppo digitale nel 2021, con l’introduzione di soluzioni per rendere più digitalizzata la propria azienda. “La trasformazione digitale è oggi una necessità contingente per le aziende”, dice il country manager per l’Italia, Mariano Spalletti.

Spostare online l’operatività, e in alcuni casi anche il business, si è rivelata l’unica strada possibile per affrontare la crisi: in cima alla lista dei timori più diffusi per le aziende che non riescono a stare al passo con la trasformazione digitale ci sono infatti la perdita di competitività (38%) e la perdita di ricavi (25%).

Fonte: repubblica.it

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